20070515

"Andiamo, l'uccidiamo e torniamo!"; fin troppo facile a dirsi che a farsi.
Ce l'abbiamo messa tutta, davvero. Gli abbiamo rotto uno zigomo a furia di attacchi trasversali, ma abbiamo perso uno dei nostri migliori uomini sotto lo sferzare del fuoco amico. Abbiamo visitato i monumenti più importanti di Coimbra nelle strutture dell'ospedale e della statua dell'ultimo papa buono, intento a benedire una massa di ragazzi vestiti come dei sardi e che con i sardi condividono il nazionalismo e l'amore per la tradizione, non importa quale, la tradizione.
Abbiamo perso una notte, non so se perso sia la parola migliore, presi in trappola dalle birre e dalle carte di identità mancanti; vagando abbiamo capito che i giovani sono gonfi di pus come le escrescenze superficiali.
Abbiamo conosciuto la fame più estrema ma non la sete, il duro del pavimento ma non quello di chi ci ha ospitato. Abbiamo preso aerei, treni, autobus, taxi, ponti e fiumi.
Abbiamo ignorato le esortazioni a non scendere nella parte bassa della città di notte come abbiamo ignorato che la mattina potesse dare delle emozioni almeno quanto le nottate, abbiamo dovuto scegliere. Abbiamo dovuto scegliare tra un materasso sino alla schiena o un cuscino per la prostata infiammata, abbiamo sentito rumori strani la notte, circondati da risate e strani stagnazioni.
Abbiamo spalmato creme contro le contusioni su piedi sofferenti e condiviso calzini e mutande. Abbiamo camminato insieme verso le fabbriche dei vini ma ho pensato giusto fermarmi un attimo per non perdere le riflessioni di questo vecchietto, fermo nella sua città ad osservare noi che si passava come un fiume, quando invece rimane ben seduto e soddisfatto così.
Avrei voluto imitarlo. Ma ero spinto già più in là. Oltre il ponte.

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